Esposizione «L’Arco Etrusco. La Collezione di Incisioni Dal XVI al XIX Secolo, di Sergio Fatti»
L’ 8 febbraio 2020, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (MANU) e la Società Bibliografica Toscana (SBT), hanno presentato una mostra unica sull’Arco Etrusco di Perugia, attraverso le incisioni dal XVI al XIX secolo, della Collezione Fatti. Nell’inaugurazione, hanno intervenuto Mario Squadroni, Giovanna Giubbini, Guido Barbieri, Bianca Maria Brumana, rappresentante della SBT, Antonella Pinna, Luana Cenciaioli e il Curatore della mostra, Sergio Fatti. L’esposizione, ripercorre l’imponenza della porta nel tempo e come negli anni la sua percezione è mutata da parte dei cittadini e viaggiatori. Le incisioni provengono da atlanti, riviste e volumi e vanno dal XVI fino alla fine del XIX secolo. Il limite temporale coincide con la diffusione delle riproduzioni fotografiche: l’avvento della fotografia, se da una parte fornisce la vera immagine del monumento, di fatto, ne fa perdere l’anima, non permettendo più, come era accaduto ai disegnatori e agli incisioni delle opere esposte, di metterne in evidenza i caratteri salienti o le particolarità. L’Arco Etrusco È uno dei simboli più importanti della città di Perugia. Risalente al III Secolo A.C., fu modificato nel I sec A.C. da Augusto, che vi appose la famosa scritta Augusta Perusia. Durante il Rinascimento, fu aggiunta la loggia sulla cima del Contrafforte sinistro, mentre nel ‘600 la fontana al suo basamento. L’Arco è stato restaurato fra il 2013 e il 2014, grazie al contributo della Brunello Cucinelli SPA. Sergio Fatti (1961-2020) Nato a Perugia nel 1961, nel mese di febbraio 2020, la città ha pianto la sua scomparsa a soli 58 anni. Era conosciuto come una persona studiosa, di elevata cultura e rispettato per la sua alta spiritualità. Una figura discreta, con grande amore per il sapere e i libri antichi, che ha saputo trasmettere ai suoi figli Marianna e Michele. Fin da ragazzo, aveva coltivato la passione da collezionista. Infatti, all’età di 14 anni, già aveva cominciato ad acquistare libri ed antiquariato su Perugia, la sua cara città. Dopo essersi laureato in Etruscologia, fa della sua passione il proprio mestiere, entrando nel servizio Musei, Archivi e Biblioteche della regione Umbria. Grazie alla sua entusiasta e disciplinata ricerca, attraverso gli anni forma una collezione di migliaia di volumi e centinaia di stampi e quadri. Si era formato sotto la guida del coltissimo Costanzo Covarelli. Amava raccogliere materiali di ogni genere che avessero per argomento Perugia e il suo territorio. Tale perseveranza gli aveva consentito, in 45 anni di ininterrotta ricerca, di mettere insieme una vasta collezione di materiale storico documentario fondamentale per la conoscenza di Perugia. Come studioso e collezionista, questa mostra è il suo ultimo regalo alla sua amata città, la sua cara famiglia e suoi amici. Con tutti, ha condiviso suoi materiali generosamente. Link: www.collezionefatti.it Edizione di Marianna e Michele Fatti. Web: Pietro, IeM Perugia, 2020.

Sergio Fatti (1961-2020), Laureato in Etruscologia, studioso, bibliofilo e collezionista. Consigliere della Società Bibliografica Toscana.

Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, dove si è presentata la esposizione.

Locandina della mostra. Credits: Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MiBACT), Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria (MANU) e la Società Bibliografica Toscana (SBT).

L’esposizione, formata dalle incisioni della Collezione Fatti e di Giancarlo Mezzetti, anch’egli Consigliere della SBT e curatore della mostra, ripercorre l’immagine nei secoli di uno dei più importanti monumenti di Perugia e, in generale, una delle più imponenti e meglio conservate testimonianze della civiltà etrusca giunte fino a noi.
Questa è l’emblema della mostra. Si tratta di un’incisione su rame di fine XVIII inizio XIX secolo di Fiorenzo Passoni, ad uso devozionale. Raffigura Sant’Antonio Abate, con il porcellino che è l’animale che l’accompagna sempre nell’iconografia, insieme talvolta a un cane, che protegge i fedeli e altri animali da un incendio…che avvampa attorno all’arco etrusco! Questo è l’unico esemplare conosciuto (Foto: Eleonora Dottorini)
Questa è l’incisione su rame al bulino (il colore fu applicato in seguito) che apre la mostra. È di Franz Hoogembergh e risale alla fine del XVI secolo. Proviene dalla «Civitatis Orbis Terrarum» e sembra costituire la prima raffigurazione dell’arco etrusco in una pianta. Raffigura l’arco dall’esterno, in asse con il cardo dell’antica città etrusca che attraversava, e mostra però una costruzione comporta a chiudere la strada senza alcuna connotazione particolare che ne ricordi le caratteristiche, ma a cui parte la cinta delle mura etrusche. (Foto: Eleonora Dottorini)
Con un salto di tre secoli, questa incisione di Gabriel Toudouze del 1840 pone invece l’attenzione sulla vita quotidiana che si svolgeva attorno all’arco, da sempre simbolo di Perugia e, con la sua Piazza Grimana (oggi Piazza Fortebraccio) snodo fondamentale della città. Possiamo vedere i personaggi intenti a passeggiare e dialogare, e le case che erano un tempo addossate ai bastioni. L’incisione è davvero dettagliata, tuttavia è curioso come non sia stata rappresentata la fontana alla base del bastione di sinistra che fu applicata nel 1621. (Foto: Eleonora Dottorini)

Presentazione della mostra, con grande affluenza di pubblico.
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